LA VITA DI SEGANTINI E IL SUO RAPPORTO CON PUSIANO
Giovanni Segantini nacque ad Arco di Trento, cittadina a nord del Lago di Garda, il 15 gennaio 1858. A sette anni, in seguito a problemi economici del padre Agostino e alla morte della madre Margherita avvenuta il 13 marzo 1865, venne affidato alla sorellastra Irene che viveva a Milano ma che, per esigenze lavorative, lo lasciava sempre solo in casa. Il 15 agosto 1870 fu arrestato per vagabondaggio e affidato al riformatorio Marchiondi dove imparò a leggere e a scrivere pur manifestando sempre uno spirito libero e ribelle.
Nel 1873 il fratellastro Napoleone lo prese con sè e lo impiegò come garzone nel suo studio fotografico a Borgo Valsugana. Non amando questo lavoro Segantini tornò a Milano e riuscì ad entrare nella bottega di Luigi Tettamanzi, ex garibaldino e noto pittore di gonfaloni, ornamenti per chiese, targhe e insegne pubblicitarie. Sul pianerottolo della casa dove abitava, conobbe Attilio Tradico che studiava all’Accademia d’Arte di Brera che lo aiutò a frequentare i corsi della stessa dal 1875 al 1879. Qui mise in luce il suo talento scontrandosi però con il tradizionalismo accademico e nel 1879 dipinse il suo primo grande capolavoro “Il Coro di Sant’Antonio” che fu da tutti apprezzato durante l’annuale Mostra Nazionale dell’Accademia. A Brera incontrò i fratelli Vittore e Alberto Grubicy, pittori e galleristi, con i quali iniziò un forte rapporto d’amicizia e d’attività artistica destinata a prolungarsi nel tempo.
Nell’agosto del 1881, ormai famoso ma sempre a corto di soldi, Segantini e Bice Bugatti, il suo grande e unico amore, stanchi e desiderosi di fuggire dal caos cittadino, si stabilirono a Pusiano, identificata come soluzione ideale per essere non solo un piccolo villaggio rurale e di pescatori ma anche luogo che permettesse di assaporare quella natura e quei tramonti già individuati da Segantini in precedenti escursioni.
A Pusiano, la famiglia, visse in Via della Torre ora Via Madonna della Neve in una casa circondata da un bel giardino con la visione in lontananza delle colline Brianzole. Si mise a lavorare intensamente sia in casa che fuori mentre Bice gli leggeva libri ad alta voce, accompagnamento indispensabile per la sua concentrazione. Nacque qui la prima versione “dell’Ave Maria a trasbordo” con la quale vinse la medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Amsterdam. L’opera sarà poi ridipinta a Savognin in Svizzera con la tecnica del divisionismo, tecnica di cui Segantini diventerà il più importante esponente a livello Europeo. Il quadro è esposto al Museo Segantini a Saint Moritz.
Profondamente religioso nell’animo, rispettava la fede convinta di molta povera gente e la funzione dei Parroci, allora unico punto di riferimento per il popolo, anche se la sua posizione di convivente non sposato in chiesa lo metteva spesso in difficoltà.
Il 26 maggio 1882 a Pusiano nacque Gottardo, il 9 ottobre 1883 a Carella dove si erano trasferiti nacque Alberto, il 31 maggio 1885 a Milano nacque Mario e il 25 maggio 1886 sempre a Milano nacque Bianca.
Le sue opere Brianzole furono soprattutto nature morte, animali, ritratti di gente comune, poi iniziò a dipingere i contadini e le loro attività imprimendo nei quadri l’idea di pace, di tranquillità e profonda condivisione con la natura che costoro gli trasmettevano.
Nel giugno del 1886, dopo aver dipinto a Caglio l’ultimo suo grande capolavoro in terra brianzola “Alla Stanga”, più volte premiato e ora esposto nella Galleria d’Arte Moderna di Roma, Segantini, desideroso di orizzonti più ampi, si trasferì con tutta la sua bellissima famiglia a Savognin, in Svizzera.
Nel 1894 si trasferì al Maloja e visse nel suo splendido Chalet Kuomi. Nonostante gli indiscutibili successi, la fama, la gloria e l’ingente valore dei suoi quadri, Segantini faticava a mantenere l’elevato tenore di vita che volle dare alla sua famiglia.
Nel 1899 si recò sullo Schafberg a 2700 metri di altezza per lavorare al famoso “Trittico delle Natura” (La Natura, La Vita, La Morte) opera di notevoli dimensioni che avrebbe dovuto rappresentare la Svizzera all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 e che ora si trova incompiuta al Museo Segantini di Saint Moritz. Nonostante il freddo, lavorò all’aperto fino a quando fu colpito da forti dolori e febbre alta rifiutando fino alla fine l’intervento del medico. Quando questi arrivò era ormai troppo tardi, aveva la peritonite e non poteva essere operato. Morì il 28 settembre 1899 a 41 anni e venne sepolto nel piccolo cimitero del Maloja dove riposa con moglie e figli. Produsse più di 800 opere di cui circa 300 in Brianza.(tratto da “Pusiano nella Storia” di Giancarlo Molteni).
Nel 1873 il fratellastro Napoleone lo prese con sè e lo impiegò come garzone nel suo studio fotografico a Borgo Valsugana. Non amando questo lavoro Segantini tornò a Milano e riuscì ad entrare nella bottega di Luigi Tettamanzi, ex garibaldino e noto pittore di gonfaloni, ornamenti per chiese, targhe e insegne pubblicitarie. Sul pianerottolo della casa dove abitava, conobbe Attilio Tradico che studiava all’Accademia d’Arte di Brera che lo aiutò a frequentare i corsi della stessa dal 1875 al 1879. Qui mise in luce il suo talento scontrandosi però con il tradizionalismo accademico e nel 1879 dipinse il suo primo grande capolavoro “Il Coro di Sant’Antonio” che fu da tutti apprezzato durante l’annuale Mostra Nazionale dell’Accademia. A Brera incontrò i fratelli Vittore e Alberto Grubicy, pittori e galleristi, con i quali iniziò un forte rapporto d’amicizia e d’attività artistica destinata a prolungarsi nel tempo.
Nell’agosto del 1881, ormai famoso ma sempre a corto di soldi, Segantini e Bice Bugatti, il suo grande e unico amore, stanchi e desiderosi di fuggire dal caos cittadino, si stabilirono a Pusiano, identificata come soluzione ideale per essere non solo un piccolo villaggio rurale e di pescatori ma anche luogo che permettesse di assaporare quella natura e quei tramonti già individuati da Segantini in precedenti escursioni.
A Pusiano, la famiglia, visse in Via della Torre ora Via Madonna della Neve in una casa circondata da un bel giardino con la visione in lontananza delle colline Brianzole. Si mise a lavorare intensamente sia in casa che fuori mentre Bice gli leggeva libri ad alta voce, accompagnamento indispensabile per la sua concentrazione. Nacque qui la prima versione “dell’Ave Maria a trasbordo” con la quale vinse la medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Amsterdam. L’opera sarà poi ridipinta a Savognin in Svizzera con la tecnica del divisionismo, tecnica di cui Segantini diventerà il più importante esponente a livello Europeo. Il quadro è esposto al Museo Segantini a Saint Moritz.
Profondamente religioso nell’animo, rispettava la fede convinta di molta povera gente e la funzione dei Parroci, allora unico punto di riferimento per il popolo, anche se la sua posizione di convivente non sposato in chiesa lo metteva spesso in difficoltà.
Il 26 maggio 1882 a Pusiano nacque Gottardo, il 9 ottobre 1883 a Carella dove si erano trasferiti nacque Alberto, il 31 maggio 1885 a Milano nacque Mario e il 25 maggio 1886 sempre a Milano nacque Bianca.
Le sue opere Brianzole furono soprattutto nature morte, animali, ritratti di gente comune, poi iniziò a dipingere i contadini e le loro attività imprimendo nei quadri l’idea di pace, di tranquillità e profonda condivisione con la natura che costoro gli trasmettevano.
Nel giugno del 1886, dopo aver dipinto a Caglio l’ultimo suo grande capolavoro in terra brianzola “Alla Stanga”, più volte premiato e ora esposto nella Galleria d’Arte Moderna di Roma, Segantini, desideroso di orizzonti più ampi, si trasferì con tutta la sua bellissima famiglia a Savognin, in Svizzera.
Nel 1894 si trasferì al Maloja e visse nel suo splendido Chalet Kuomi. Nonostante gli indiscutibili successi, la fama, la gloria e l’ingente valore dei suoi quadri, Segantini faticava a mantenere l’elevato tenore di vita che volle dare alla sua famiglia.
Nel 1899 si recò sullo Schafberg a 2700 metri di altezza per lavorare al famoso “Trittico delle Natura” (La Natura, La Vita, La Morte) opera di notevoli dimensioni che avrebbe dovuto rappresentare la Svizzera all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 e che ora si trova incompiuta al Museo Segantini di Saint Moritz. Nonostante il freddo, lavorò all’aperto fino a quando fu colpito da forti dolori e febbre alta rifiutando fino alla fine l’intervento del medico. Quando questi arrivò era ormai troppo tardi, aveva la peritonite e non poteva essere operato. Morì il 28 settembre 1899 a 41 anni e venne sepolto nel piccolo cimitero del Maloja dove riposa con moglie e figli. Produsse più di 800 opere di cui circa 300 in Brianza.(tratto da “Pusiano nella Storia” di Giancarlo Molteni).
Pagina aggiornata il 13/06/2023